Io sono quello che odia i complimenti, ma li vorrebbe/ Quello timido che vorrebbe cantare e avere erede/ La sua arte affinché sia parte della sua vita/ Del suo lascito, col pavido fascino della matita/ Unita indissolubilmente alle sue dita per la gente/ Ma forse più per se stesso, per questo la gente/ Se ne ritrova dentro, dentro un testo, per la gente/ Scritto non per loro, ma preso per oro dalla gente/ Sempre, la gente si lascia però abbindolare/ Stanca di provare emozioni e vivere nel surreale/ Arrivare al meta pensiero, nel meta universo/ Il meta di se stesso, in una mega sagoma di gesso/ La mia meta è l’iper uranio rappando su un piano malinconico/ In un vano stato di quiete ma inquieta nel nulla cosmico/ E come al solito, la sete di ispirazione mi condiziona/ A vivere ogni giorno col volto triste con le spighe nella bocca/ E guai a chi tocca poi quei tasti dolenti/ Negli ammassi di sentimenti nascosti ai classici viventi/ Ai massimi esponenti valorizzati e raccontati/ E negli attimi i perdenti sono potenti ed ascoltati/ Rubati loro i battiti e vibrando nei lati della sagoma/ Un susseguirsi di onde volte a librare l’anima/ In pratica la grammatica è statica in una tematica dinamica/ Che intrappola una trappola dentro la scatola cranica/