C’era un corridore Che salvava cavallette Liberando anime Da celle troppo strette E te Non opporti ai demoni , guidati dalle ancelle Mentre tu cedi loro, tutto cio che non ti serve Senza stelle non poteva farne un calco Ma calcolando il fatto d’esser fermi Sull’asfalto non mi importa piu un cazzo Son fiera del mio pianto che ho racchiuso nelle Fredde note del mio canto Un giorno il corridore passeggiando Per la strada Intravide una figura che dal bosco lo chiamava Da Quando era partito per il viaggio senza un’ala A quando la bellezza della fata lo storpiava E lui Inoltrandosi nel bosco per raggiungerla Si accorse che quella creatura splendida e minuscola Luccicava sola ,antitetico di lucciola Soffocava nel suo sangue senza aver paura Pur sapendo che le lacrime Formano l’acquerugiola Ma quando fu vicino affascinato dal bagliore La fata gli si spense in mano senza esitazione Il corridore innamorato Oramai in preda al dolore , non sentiva più i suoni e le parole delle persone il suo silenzio li’ nutriva il vecchio Alerce, Dimora cupido tramortito dalle frecce Quell’arciere in dormiveglia, sonnolenza da compresse Comprese che più l’ago è fine più taglia il filo che tesse Lui pensava di aver trovato la sua pace Ma nel bosco della psiche è tutto morto cioè che tace Allora il corridore spento sotto l’ acquerugiola Dedicò fumo alla sua fata , e poi lo chiamò nuvola...